domenica 21 ottobre 2012

La «dura scuola dell’era glaciale»: Sigmund Freud e la preistoria

 Iscrizione commemorativa e profilo di Sigmund Freud a Pribor (Příbor, Repubblica Ceca), suo luogo di nascita. Immagine: autore Michal Maňas, fonte Wikipedia.
ResearchBlogging.org
Continua la storia di alcuni concetti chiave della ricerca naturalistica e interdisciplinare del primo Novecento. Dopo aver trattato i fossili viventi di Emil Racoviţă, questa volta ci occupiamo della relazione tra ontogenesi e filogenesi nella psicoanalisi di Sigmund Freud e Sándor Ferenczi.
Questo contributo rappresenta la seconda anticipazione (riveduta, semplificata e adattata) dal mio libro imminente, prossimo venturo, attualmente in fase di adattamento alle norme editoriali della casa editrice.


La «legge biogenetica fondamentale»

Ernst Haeckel (1834-1919), zoologo tedesco, laureato in Medicina e artista, fu un alacre sostenitore dell’idea della selezione naturale darwiniana, alla quale ridusse sostanzialmente il complesso pensiero del naturalista inglese. Elaborò un’opera tanto «determinante per l’impostazione dei nuovi programmi di ricerca» quanto assolutamente «controversa» [1] per le contaminazioni con le idee sociali e mediche talvolta estremiste da lui professate [2]. Scrisse la Generelle Morphologie der Organismen, nella quale venne sintetizzata la «legge biogenetica fondamentale» (Biogenetisches Grundgesetz) [3], ispirata e vagheggiata in ambito mitteleuropeo da altri naturalisti e pensatori quali il filosofo Arthur Schopenauer [4]. Questa “legge biogenetica”, che ebbe molto successo, dichiara: «[…] nel corso del suo rapido sviluppo [embrionale] un individuo ripete i più importanti cambiamenti nella forma evolutisi a partire dai suoi antenati durante il loro lungo e lento sviluppo paleontologico» [5]. Tale idea venne confutata e abbandonata in questa sua forma nei primi anni del ’900 [6] ed è oggi sostituita dalla biologia evolutiva dello sviluppo (in inglese Evolutionary Developmental Biology, o Evo-Devo), che ha allargato il complesso quadro del rapporto tra storia naturale e costruzione degli organismi viventi allo studio del controllo strutturale e delle modifiche funzionali nel genoma, senza tralasciare le ricadute di questi processi sulla morfologia degli individui e sulla speciazione [7].
La formula haeckeliana secondo la quale l’ontogenesi (ossia, lo sviluppo dell’individuo) venne concepita tout court come ricapitolazione della filogenesi (ossia, la storia evolutiva) si diffuse rapidamente in vasti e disomogenei ambiti della ricerca. Non passò molto tempo prima che venisse notata la possibilità di collegare la profondità temporale filogenetica con la profondità della psiche e del suo sviluppo ontogenetico. Quest'idea compare e si afferma nei testi degli psicoanalisti Sigmund Freud (1856-1939) e Sándor Ferenczi (1873-1933). Freud non era estraneo ad argomenti provenienti dal campo naturalistico; iniziò la sua carriera come biologo [8] in un periodo profondamente influenzato dalle idee haeckeliane.
Nel campo di studio psicologico la ricapitolazione ontogenetica, variamente combinata con un neolamarckismo atto a giustificare la codificazione psichica e la trasmissione intraspecifica di avvenimenti inscritti nelle esistenze individuali, si prestava a molteplici interventi in vista di una unificazione tra biologia e psicoanalisi, e continuò ad essere utilizzata lungo l’intero corso del ’900. Ad esempio, Ferenczi nel suo Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità [9], sviluppava alcune idee, già elaborate in precedenza, riguardanti la possibilità di collegare le fasi filogenetiche dell’evoluzione dei vertebrati all’ontogenesi umana. L’equazione era svolta sulla base fallace di una corrispondenza lamarckiana tra tre elementi: mutamenti indotti dall’abitudine o dall’ambiente, trasmissione genetica ereditaria e codificazione psichica degli stessi [10].

Freud biologo: ontogenesi psichica e filogenesi evolutiva

Il rapporto tra ontogenesi psichica e filogenesi evolutiva, anzi, l’interdipendenza stessa delle due idee, appare come una costante fondamentale della psicoanalisi freudiana [11]. Due classici esempi possono bastare ad illustrare la presenza di quest'idea. Nel 1914 Freud scrive che «l’ontogenesi può essere considerata come una ripetizione della filogenesi, nella misura in cui quest’ultima non è mutata da un’esperienza vissuta più recente. La disposizione filogenetica si rende osservabile dietro l’evento ontogenetico» [12]. Tre anni più tardi, ritorna sull’argomento specificando il ruolo della sequenza ontogenetica nello sviluppo psichico infantile: «la preistoria cui il lavoro onirico ci riconduce è di due specie: in primo luogo la preistoria dell’individuo, l’infanzia; in secondo luogo, in quanto ciascun individuo nella sua infanzia ripete in certo qual modo in forma abbreviata l’intero sviluppo della specie umana, anche quest’altra preistoria, quella filogenetica» [13].
Tuttavia, la formulazione forse più completa della ricapitolazione filogenetica degli stadi psichici si trova in un testo di Freud risalente al 1915, ma pubblicato postumo [14]. In questo articolo, rimasto inedito fino alla metà degli anni ’80 del secolo passato, Freud porta a compimento, in stretto dialogo con Ferenczi, la correlazione tra avvenimenti preistorico-evolutivi e lo sviluppo delle nevrosi che si manifestano durante la crescita dell’individuo. Freud stabilisce una sequenza di stadi successivi, che si compone di «isteria d’angoscia – isteria di conversione – nevrosi ossessiva – dementia praecox – malinconia-mania» [15], nella quale «l’evoluzione della libido ripete forse le condizioni dei vertebrati, mentre l’evoluzione dell’Io [dipende] dalla storia della specie umana» [16]. È lo stesso psicoanalista a riassumere il contenuto del suo articolo in una lettera indirizzata a Ferenczi datata 12 luglio 1915: «[…] questa successione sembra riproporre dal punto di vista filogenetico un processo storico. Quelle che adesso sono nevrosi erano stadi della condizione umana. Con l’inizio delle privazioni dell’era glaciale gli uomini divennero paurosi», e perciò «trasformarono» la libido in angoscia [17]. Una volta compreso che a causa delle difficoltà di quel periodo la riproduzione andava per forza «contenuta», gli uomini che componevano quell’umanità primordiale divennero isterici. Le sequenze diacroniche descritte da Freud si svolgono come in un film muto poiché, secondo Freud, in quell’epoca primordiale l’uomo non possedeva ancora alcun tipo di linguaggio. Dopo essersi formati alla «dura scuola dell’era glaciale» [18], gli uomini poterono finalmente sviluppare linguaggio ed intelligenza, al ché seguirono i periodi dell’orda primordiale e dei divieti imposti dalla figura del padre, che causarono ulteriori nevrosi esclusivamente nei figli maschi. La preistoria ipotetica dell’umanità viene qui intesa da Freud secondo il modello presentato in Totem e tabù [19].
Le teorie di Freud sono figlie del loro tempo e non desta stupore il fatto che le speculazioni intellettuali, per quanto comprensibili nel loro contesto storico-scientifico, siano sostanzialmente prive di fondamento. Al di là dell’errore costituito dal considerare l’era glaciale europea pleistocenica come origine o tappa fondamentale dell’umanità intera (il taxon Homo sapiens è emerso dall’Africa circa 200.000 anni fa), segnaliamo in particolare tre ostacoli invalicabili: il picco massimo dell’ultima era glaciale è troppo recente per sostenere la tesi freudiana (risale difatti a 18.000 anni fa circa), oltre ad essere geograficamente limitato; non c’erano privazioni alimentari di sorta nell’Europa pleistocenica (come testimoniato dalla ricca megafauna fossile locale); infine l’acquisizione del linguaggio è ritenuta essere persino anteriore all’uscita del genere Homo dall’Africa, e quindi molto più antica di quanto ipotizzò Freud: «la data in cui si manifestarono capacità di linguaggio più articolate è ancora incerta, ma deve essere decisamente anteriore alla migrazione fuori dall’Africa di 60.000 anni fa» [20]. Il lamarckismo che agisce in questa ipotesi codificava il cambiamento delle specie come risultato, «durante la vita di ciascun individuo, [dei] comportamenti nuovi [che] avrebbero provocato cambiamenti nella sua struttura»; inoltre «tali cambiamenti sarebbero stati trasmessi dai genitori alla prole» [21]: una tesi che precede gli anni dell'affermazione della genetica post-mendeliana e che, come la ricapitolazione ontogenetica, si è rivelata falsa.

La cornice tardo-ottocentesca: tra scala naturæ e memoria ancestrale

L’ereditarietà dei caratteri acquisiti in Freud trova il suo campo di applicazione nella memoria ancestrale del genere umano. In questo senso, il tentativo freudiano rientra sì nella proposta psicologico-evoluzionistica dell'epoca, ma nell’accezione progressionista dell’evoluzionismo sociale di stampo spenceriano. Secondo questo progetto, seguendo la stessa identica ed erronea modalità di trasmissione dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti nel corso della vita individuale, «le associazioni mentali ripetute perché utili potevano consolidarsi a tal punto di diventare abitudini automatiche ed ereditarie; con il passare delle generazioni, [sarebbero diventate] così stabili da non distinguersi più dagli istinti propriamente detti. In altri termini, complessi mentali e addirittura credenze e ragionamenti si fissavano nel patrimonio mentale comune a interi gruppi, se non a tutta la specie umana» [22]. A ciò si aggiungeva l’eredità positivistico-tyloriana, sempre più sbilanciata sul versante sociale che su quello propriamente darwiniano-biologico, per cui «il sogno, il comportamento istintivo, la sfera delle passioni e naturalmente il delirio e la follia» [23] erano configurate come proprietà intrinseche ed espressioni, per quanto modificate, del passato animale o preistorico.
Insomma, le idee espresse in questo caso da Freud non sono bizzarre o singolari rivendicazioni di un’osmosi intellettuale e interdisciplinare tra ipotesi appartenenti alla scienza biologica e alla storia culturale, ma si situano perfettamente all’interno di una cornice tipicamente ottocentesca che «deve molto meno al darwinismo che all’archeologia preistorica, alla linguistica storica, agli studi sulla storia del diritto […], sulla mitologia e sulle culture classiche» [24]. Le radici sono però ancora più risalenti. La stessa ideologia del «metodo comparativo», come lo battezzò John Lubbock (lo studioso che coniò nel 1865 i termini «Paleolitico» e «Neolitico»), e che doveva consistere nella ricostruzione del passato occidentale-europeo tramite «l’osservazione delle attuali popolazioni primitive, considerate come “fossili viventi”», era di origine illuministica, così come l’idea di uno sviluppo linearmente uniforme della civiltà (sempre ponendo al vertice idealizzato la realtà europea dell’epoca) a partire da un’indistinta barbarie primordiale, testimoniata - secondo questa ingannevole prospettiva -  da società primitive attuali, rimaste “bloccate” in un periodo occidentalmente superato da tempo [25].

[1] G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca. Storia dell’evoluzionismo, Einaudi, Torino 2005, p. 319. Su alcune controversie dell’opera hackeliana cfr. S.J. Gould, Abscheulich! (Infame), in id., I Have Landed. Le storie, la storia, a cura di T. Pievani, Codice edizioni, Torino 2009, pp. 329-347 (ed. or. I Have Landed: The End of a Beginning in Natural History, Harmony Books-A Division of Random House, New York 2002; art. pubbl. or. come Abscheulich! Atrocious, in «Natural History», 109, 2, March 2000, pp. 42-49). 
[2] Cfr. S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge-London 2003, pp. 77-78 (ed. or. 1977). 
[3] Per una discussione esemplare del sistema di Haeckel si rimanda al testo di S.J. Gould intitolato Ontogeny and Phylogeny, cit., in part. il cap. Ernst Haeckel: Phylogeny as the Mechanical Cause of Ontogeny, pp. 76-85. Una buona sintesi della sua opera, nel contesto storico, è reperibile nel capitolo Selezionismi di G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca, cit., pp. 318-326.
[4] Cfr. G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca, cit., p. 319. 
[5] La cit. proveniente da Generelle Morphologie der Organismen: Allgemeine Grundzüge der organischen Formen-Wissenschaft, mechanisch begründet durch die von Charles Darwin reformirte Descendenz-Theorie, Georg Reimer, Berlin 1866, vol. II, p. 300, è tratta dal volume di S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, cit., pp. 76-77. 
[6] Cfr. S.J. Gould, Abscheulich! (Infame), cit., p. 342. 
[7] Cfr. Sean B. Carroll, Infinite forme bellissime. La nuova scienza dell’Evo-Devo, Codice edizioni, Torino 2006 (ed. or. Endless Forms Most Beautiful: The New Science of Evo Devo and the Making of the Animal Kingdom, W.W. Norton & Co., New York 2005) e Alessandro Minelli, Forme del divenire. Evo-devo: la biologia evoluzionistica dello sviluppo, Einaudi, Torino 2006. 
[8] Cfr. Frank J. Sulloway, Freud and Biology: The Hidden Legacy, in William Woodward e Mitchell G. Ash (eds.), The Problematic Science: Psychology in Nineteenth-Century Thought, Praeger, New York 1982, pp. 198-227. Cfr. ivi, p. 198 e nota n.1, p. 221: Freud inaugura la sua carriera accademica con uno studio dedicato alla neuroanatomia della lampreda Petromyzon [Lampetra] planeri (Über Spinalganglien und Rückenmark des Petromyzon, in «Sitzungsberichte der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften», Mathematisch-Naturwissenschaftliche Classe 78, III, Abtheilung, Wien 1878, pp. 81-167). 
[9] S. Ferenczi, Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità, Raffaello Cortina Editore, Milano 1993 (ed. or. Thalassa. Versuch einer Genitaltheorie, Internationaler Psychoanalyticher Verlag, Wien 1924). 
[10] Per approfondimenti cfr. Thierry Bokanowski, Sándor Ferenczi, Armando Editore, Roma 2000, pp. 43-48 (ed. or. Sándor Ferenczi, Presses Universitaires de France, Paris 1997). 
[11] Per il tema si rimanda ai seguenti testi: il fondamentale volume di S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, cit., par. Freudian Psychoanalysis, pp. 155-164 e il contributo, altrettanto importante, di F.J. Sulloway, Freud biologo della psiche. Al di là della leggenda psicoanalitica, Milano, Feltrinelli 1982 (ed. or. Freud, Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend, Basic Books, New York 1979; paperback reprint edition, with a new Preface, Harvard University Press, Cambridge-London 1992). Una critica alle interpretazioni di Sulloway, che coglie solo in parte i riferimenti alla biologia del XIX secolo, è reperibile in Paul Robinson, Freud and His Critics, University of California Press, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1993, cap. 1, Frank Sulloway: Freud as a Closet Sociobiologist, pp. 81-100. 
[12] Sigmund Freud, Prefazione alla terza edizione (1914) di Tre saggi sulla teoria sessuale, in id., Opere. 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti 1900-1905, a cura di Cesare Luigi Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 1970, pp. 441-546; p. 448 (ed. or. 1905; 1914). 
[13] Id., Tratti arcaici e infantilismo del sogno, in id. Introduzione alla psicoanalisi. Prima e seconda serie di lezioni, Bollati Boringhieri, Torino 2010, pp. 186-198; p. 186 (1a ed. it. 1969; ed. or. 1932)
[14] Id., Sintesi delle nevrosi di transfert, in id., Scritti di metapsicologia (1915-1917), a cura di Michele Ranchetti, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 95-112 (1a ed. it. 1986; ed. or. 1985). 
[16] Ivi, pp. 102-103. 
[17] Ivi, p. 269. 
[18] Ivi. 
[19] S. Freud, Totem e tabù. Alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici, in id., Opere 7. Totem e tabù e altri scritti 1912-1914, a cura di Cesare Luigi Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 1-164 (1a pubbl. dell’ed. cit. 1975; ed. or. 1913). 
[20] Cit. da Colin Renfrew, Preistoria. L’alba della mente umana, Einaudi, Torino 2011, p. 122; cfr. inoltre p. 100 (ed. or. Prehistory: The Making of the Human Mind, Weidenfeld & Nicholson, London 2007). Per precisazioni rimandiamo al testo di S.J. Gould, Abscheulich! (Infame), cit. Per approfondimenti sull’era glaciale pleistocenica si rimanda al recente volume di Raffaele Sardella, L’era glaciale, il Mulino, Bologna 2011.
[21] Da un’efficace sintesi di I. Tattersall, Il mondo prima della storia. Dagli inizi al 4000 a.C., edizione italiana a cura di T. Pievani, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009, p. 3 (ed. or. The World from Beginnings to 4000 BCE, Oxford University Press, Oxford 2008). Approfondimenti in G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca, cit., in part. pp. 142-161. Per una contestualizzazione critica delle idee di Freud in merito si rimanda a S.J. Gould, La fantasia evoluzionista di Freud, in id., I Have Landed, cit., pp. 141-155 (art. pubbl. or. come Freud’s Phylogenetic Fantasy: Only Great Thinkers Are Allowed to Fail Greatly, in «Natural History», 96, 12, December 1987, pp. 10, 14, 16, 18, 19).
[22] Antonello La Vergata, I dibattiti tra Ottocento e Novecento sull’evoluzione dell’uomo, in Giacomo Giacobini (a cura di), Darwin e l’evoluzione dell’uomo, Bollati Boringhieri, Torino 2010, pp. 28-53; p. 39.
[23] Ivi, p. 42. 
[24] Ivi, p. 36. 
[25] Ivi, p. 37. 

Indicizzato in Research Blogging tramite: Sulloway FJ (1986). Freud and biology: the hidden legacy. Acta psychiatrica Belgica, 86, 760-88 PMID: 3551504

venerdì 5 ottobre 2012

Amarcord, o su come rimanere fedeli alla propria vocazione

Una panoramica su ciò che è sopravvissuto del mio portfolio paleontologico risalente alla seconda metà degli anni '90. Modelli: vari, credo soprattutto The Dinosauria, 1a ed. [licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0)]
Istantanea #1. È un pomeriggio di dicembre del 1993. Attendo in un negozio che mio padre sbrighi le sue faccende. L'occhio affaticato dall'attesa cade su un paio di rotocalchi a larga diffusione da poche lire, poggiati con noncuranza sul bancone. Una copertina, coperta a metà, attira la mia attenzione: se non ricordo male presentava il nome "Ciro" e qualche indicazione riguardante il "primo dinosauro italiano". Provo un formicolio indescrivibile, una gioia inaspettata: può mai essere vero?
Sapevo dalle mie letture divulgative che gli strati geologici risalenti al Mesozoico non erano stati generosi con la penisola italica e conoscevo abbastanza bene (per un ragazzino di nove anni) i dinosauri da dubitare di quell'affermazione fantasmagorica. Ed è quella strana sensazione di felicità irrefrenabile e di trepidante attesa di una conferma che potesse scacciare il tarlo del dubbio, che mi  ha riempito gli occhi e la mente per giorni.

Istantanea #2. Metà degli anni '90 circa. Su Internet esiste un sito chiamato Dinosauria.com di Jeff Poling, uno dei prototipi storici dei siti divulgativi di oggi con la partecipazione diretta degli studiosi (vi prese parte ad esempio Thomas Holtz Jr.). Mio padre, al lavoro, stampa da quel sito le pagine da me segnalate il giorno precedente: un commento su Rahonavis, disquisizioni velleitarie di nomina nuda con G. Olshevsky, i taxa che compongono la fauna di Hell Creek ma, soprattutto, i primi diagrammi cladistici complessi che io abbia mai visto (privi però di matrice, cosa che mi lasciò perplesso per mesi; quando capii che dovevano essere in altre pagine alle quali non potevo risalire, a causa dell'assenza di una connessione casalinga, era troppo tardi: mio padre era via per lavoro). E la pagina di J. Tucciarone, con tutte quelle illustrazioni preistoriche.
Confesso però che, rispetto ai miei modelli assoluti di paleoarte di allora, ovvero una triade ideale composta da Zdenek Burian (mia sorella possedeva un volume intitolato Quando l'uomo non c'era, che nei tardi anni '80 avevo deciso di fare mio aggiungendo file di scaglie appuntite a penna sul dorso di un Cryptoclidus), James Robins e John Sibbick, la galleria di Tucciarone ospitata su Dinosauria.com mi lasciava perplesso. De gustibus.

Intermezzo informatico. La mia passione per i dinosauri era nota negli ambienti parafamiliari da anni. Nei primissimi anni '90 un collega portoghese di mio padre mi passò un set di floppy disk contenente un programma sui dinosauri. Feci così la conoscenza con i video laggatissimi di modelli animatronic di dinosauri, che giravano alla meno peggio sul pc 286 di casa. Grazie a quel programma ho conosciuto le splendide illustrazioni di Brian Franczak, un paleoillustratore il cui lavoro oggi è un po' caduto nel dimeticatoio.

Necks for sex o neck for food? Ovvero, i colli dei sauropodi sono una risposta alla selezione sessuale? Qui due maschi di ?Sauropoda indet. lottano fieri della loro bidimensionalità durante la stagione degli amori. Anno: 1997-'98 ca [elaborazione grafica del mio disegno: Andrea Pirondini. Tutti i diritti riservati].
Istantanea #4. Siamo tra 1993 e 1994. Nel ricordo è il periodo indefinito durante il quale l'inverno si attarda per rallentare una primavera incipiente o la primavera inganna il tempo giocando d'anticipo e rompendo la continuità dei mesi invernali. Sono in una libreria vicino alla casa dove abito con la mia famiglia e vi trovo i numeri (o vari esemplari di un numero?) di una rivista ora scomparsa, Paleocronache. In uno di essi è stampato il primo articolo dedicato a quel fossile di dinosauro italiano, "Ciro", e la conferma praticamente definitiva del fatto che si trattasse di un dinosauro. Ecco immortalato nei ricordi un indescrivibile momento di emozione proto-adolescenziale.

Istantanea #5. 1993. Un'amica di mia sorella torna da una vacanza estiva negli Stati Uniti e, conoscendo la mia passione per la paleontologia, mi regala una maglietta del merchandising tratto dal lungometraggio Jurassic Park, con un evocativo disegno di Crash McCreery che fotografa la scena della fuga del tirannosauro dal suo recinto. Il film in Italia non è ancora uscito.
Non ero però impreparato: quella stessa estate avevo già letto il romanzo di Michael Crichton, pubblicato in Italia da Rizzoli. Come tenere lontano un bambino appassionato da una copertina con uno scheletro stilizzato di tirannosauride e il titolo "Jurassic Park"?! Più tardi, al cinema, rapito dalla retorica spielbergiana del rapporto tra natura e uomo e commosso da tanta opulenza di celluloide, in un folle momento di lucidità ricordo di aver avuto il coraggio di dare voce ad una critica petulante e fuori luogo chiedendomi (a mente): ma perché quei dromeosauri non sono piumati?!?

Hypsilophodon (in alto) e Muttaburrasaurus (in basso). Anno 1997-'98 ca.? Modelli probabilmente da D. Lambert, Il libro completo dei dinosauri, pubblicato da DeAgostini nel 1994 [elaborazione grafica del mio disegno: Andrea Pirondini. Tutti i diritti riservati].
Intermezzo bibliofilo. Si tratta di anni interamente dedicati alla paleontologia divulgativa, con una tappa memorabile al Museo di Storia Naturale di Milano dove  accedo con mia madre alla biblioteca per leggere commosso la copia di Predatory Dinosaurs of the World di G.S. Paul, conosciuto tempo addietro grazie alla bibliografia contenuta in un bel testo divulgativo di David Lambert e del Diagram Group (Dinosauri dalla A alla Z, da non confondere con il manuale dal target forse più infantile di Michael Benton, intitolato Tutti i dinosauri dalla A alla Z). Il salto successivo fu la lettura in inglese di The Dinosaur Heresies e di The Dinosauria, a cui seguirà, a distanza di qualche anno, The Complete Dinosaur.

Istantanea (bibliofila) #6. Il 1996 è un anno incandescente. Inizio con le migliori intenzioni un libro sulla paleontologia dei dinosauri... in realtà due o tre quaderni A4 incollati con il nastro adesivo e alcuni strategici punti di pinzatrice. Prima di accantonare il progetto riesco addirittura a dar vita a due spin off autonomi: un libro a schede stile "dalla A alla Z", intitolato Dinosauri: enigmi irrisolti e misteri svelati (con un titolo palesemente copiato e ricalcato su uno degli ultimi bei volumi di divulgazione vecchio stile prodotti per il mercato editoriale italiano, quello firmato da Bozzi, Bruno e Maugeri) e uno incentrato sulla storiografia (avevo letto il libro storiografico di Colbert pubblicato da Einaudi intitolato Cacciatori di dinosauri e il mai troppo lodato L'enigma dei dinosauri di J. Noble Wilford, dal taglio giornalistico). La mia passione per la storiografia della scienza ha radici profonde.

Libro #1. La primissima scheda del progettato volumetto "dalla A alla Z" che ho redatto nel 1996, densa di genuine ed emozionanti ingenuità: inizia con Spinosaurus Baryonyx [licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0)].
Libro #2. Il sommario del lunghissimo progetto dedicato al volume storiografico (portato avanti per due anni scolastici, 1996/'97 e 1998/'99, ma abbandonato già nel 1998) [licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0)].

Libro #2. Uno schema sull'evoluzione dei dinosauri, con tanto di tecodonti. Illustrazione proveniente dalla pagina 157 del manoscritto [licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0)].
Istantanea #7. Nel 1998 scrivo una lettera cartacea al Museo di Storia Naturale di Milano e il curatore Giorgio Teruzzi (fondatore della già citata rivista Paleocronache) mi risponde e mi promette l'invio di una copia dell'articolo pubblicato su Nature e dedicato alla descrizione scientifica di "Ciro" (ora fregiato del più elegante titolo di Scipionyx samniticus). L'articolo arriva e da allora non ho più smesso di dare un'occhiata al sommario di Nature (e Science) nelle librerie del centro prima e su Internet poi.
Nello stesso periodo scrivo all'Academie de France allegando la richiesta di una lista di articoli scientifici presenti nei Comptes rendus de l'Académie des sciences. Avevo steso la lista leggendo la bibliografia dell'edizione del 1992 di The Dinosauria (le bibliografie sono un tesoro da scoprire). Non pago, redigo una comunicazione da inviare a Thomas Holtz Jr. (via mail, tramite il recapito presente sul sito di Jeff Poling, Dinosauria.com), nella quale chiedevo lumi su un "unnamed troodontid from China (early Cretaceous)" con tanto di riferimento ad un articolo di Barsbold pubblicato su Acta Paleontologica Polonica (33, 1987): si trattava di Sinornithoides o era un altro taxon? Purtroppo non ho mai avuto il coraggio di inviare la mail a Holtz (anche perché avrei dovuto chiedere a mio padre di fare da intermediario tramite la sua connessione al lavoro).
E ho fatto male, perché non solo dal CNRS francese mi rispondono cortesemente per via cartacea (attenzione, si era agli sgoccioli dell'epoca pre-Internet), ma mi inviano tutti gli articoli richiesti più la lista delle pubblicazioni successive dedicate alla paleontologia dei vertebrati. Era come invitare un bambino a giocare liberamente in un negozio di giocattoli. Alla mia lettera ne segue un'altra e dal CNRS, prontamente e con rinnovata cortesia, mi inoltrano gli altri testi richiesti. Ah, l'impagabile sapore della scoperta dell'esistenza di Euronychodon e delle discussioni accademiche su Mononykus!
Ascoltavo gli album dei Beatles su musicassetta, con delle cuffiette di plastica logore, insieme alle raccolte casalinghe possedute da mia sorella con le incisioni di Beach Boys, Pink Floyd, Bryan Adams, De Gregori e Vecchioni, e decifravo le trascrizioni di sedimenti e morfologie con la passione forsennata e l'entusiasmo che solo un ragazzino può avere. Un entusiasmo alimentato dal fatto che la paleontologia è una branca della ricerca scientifica che non smette di stupire per l'attenzione rivolta nei confronti degli interessati e per la gioiosa condivisione del materiale scientifico.

Collage di lettere ricevute nell'estate del 1998: dall'alto la seconda risposta dal CNRS francese, firmata Dr. H. Paquet (che ringrazio ancora per la sua estrema cortesia e solerzia), risalente al 18 luglio '98, e la risposta di Giorgio Teruzzi, conservatore di paleontologia presso il Museo di Storia Naturale di Milano, datata 20 luglio 1998. Sono state le due lettere più importanti della prima parte della mia vita. Queste missive mi hanno dimostrato all'epoca che esisteva un mondo cordiale là fuori, oltre alla famiglia e alla scuola, nel quale le mie passioni non erano considerate bizzarre né giudicate infantili
[licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0)].
Istantanee #8. Tanti ricordi, troppo affollati e troppo densi di emozioni.
Come inserire in questa serie disarticolata di pensieri il ricordo esaltante dello scheletro di Hypsilophodon ospitato in Piazza Sabotino in un freddo pomeriggio invernale? Come tralasciare la mostra Mamenchi & Tsintao del 1992, un'esposizione semplicemente colossale dedicata ai dinosauri cinesi, alloggiata temporaneamente nel Museo Regionale di Storia Naturale? Si può forse omettere la ricerca snervante (e ripagata con una felicità indicibile) della copia cartacea del Quaderno de Le Scienze dedicato ai dinosauri e curato da G. Ligabue, con un folgorante e iconoclasta articolo di R.T. Bakker dei primi anni '70, e le informazioni sui resti mesozoici istriani  di Fabio Marco Dalla Vecchia? Posso passare sotto silenzio la lettura praticamente a memoria dell'immancabile Grande libro della preistoria di G. Panini (una copia che dopo l'ultimo trasloco non riesco più a trovare)? E I fossili e la storia della vita di G.G. Simpson, letto  un po' alla volta nei fine settimana passati nella biblioteca accanto alla mia scuola? E ancora il bel libriccino di Eric Buffetaut pubblicato in edizione tascabile ("mille lire" stampato in copertina!) nel 1992? Come non ricordare la soleggiata estate del 1997 passata cercando fossili diagnostici su dirupi scoscesi (con scarsissima fortuna ma tanta felicità) nelle formazioni vicino a casa in Liguria? Come scordare la frustrazione dovuta alla promessa fatta da mio padre, e purtroppo disattesa, riguardo ad una futura visita presso il sito icnologico dei Lavini di Marco (Trento)? La richiesta fu ispirata dalla lettura del libro di Martin Lockley la cui traduzione italiana risaliva al 1994 e si intitolava Sulle tracce dei dinosauri, interamente dedicato alla paleoicnologia, con addendum di Giuseppe Leonardi. Solo grazie ad un recente soggiorno di lavoro (una ricerca d'archivio che è poi confluita nel mio volume in preparazione) ho potuto felicemente visitarli, quasi diciott'anni più tardi.
Tempi eroici come solo possono esserlo quelli della tarda infanzia e della prima adolescenza, tempi fatti di letture faticose ma dense e significative, con impegno e calma e con il dizionario italiano inglese/inglese-italiano a portata di mano.

Istantanee #9. ... dopodiché la passione passa in secondo piano per motivi legati a contingenze familiari e scolastiche e a scelte avventate, senza però spegnersi, pronta a riemergere per una pubblicazione su Nature, a riaccendersi per un libro originale, per un articolo divulgativo interessante.
Questo fino al 2007/2008, quando comincio a seguire on line lo sfavillante e poliedrico Tetrapod Zoology di Darren Naish (ospitato ora sulla piattaforma di Scientific American) e, soprattutto, l'anno successivo Theropoda di Andrea Cau. Mai letture estemporanee sulla rete si sono dimostrate così fertili e produttive sotto qualunque punto di vista (devo dire che nel mio percorso personale a questi blog scientifici se ne sono poi aggiunti tanti altri, validi e scritti con competenza da esperti del settore... ma la lista sarebbe davvero troppo lunga. Un panorama non esaustivo lo si può avere dando un'occhiata al blogroll della sidebar a destra).
Il resto è storia recente: con Geomythologica prima e Historia Religionum poi riparte a pieno regime la mia passione paleontologica e, forse più importante, l'inizio di qualcosa che sentivo ancora lontano e che ha trovato concreta espressione solo in un secondo momento con questo blog. Un ruolo importante lo ha sicuramente avuto l'incipiente impegno nella ricerca accademica e il recupero di molta conoscenza sepolta, due eventi che hanno provveduto a colmare le immancabili lacune (ed evitando perciò l'errore commesso dalla fretta di "essere on line" presente nei contenuti, spesso di qualità non eccelsa, presentati nei due suddetti blog).

Due segnosauri insettivori alla ricerca di cibo, in una waste land rocciosa e sterile. Ispirato dal romanzo Raptor Red di R.T. Bakker e dalle scarne illustrazioni in esso contenute Anno: 1998 [elaborazione grafica del mio disegno: Andrea Pirondini. Tutti i diritti riservati].
Conclusione (provvisoria). I tempi sono cambiati e posso oggi dire che, nonostante i corsi e i ricorsi della vita, gli impegni, le scelte sofferte che sono state fatte e gli errori del cursus studiorum commessi a causa di consigli inadeguati, la passione di quel ragazzino che ero non è stata tradita. Così, dopo anni di studio dedicato alla storia e alla storiografia (altra passione), il mio primo libro di ricerca accademica (approdato all'ultima fase di revisione) rappresenta l'esito di tutte le conoscenze accumulate nel corso degli anni, che mi hanno permesso di associare lo scibile paleontologico e storiografico a vari altri campi della conoscenza scientifica e umanistica. Un'anticipazione del libro è stata presentata nel post intitolato Dinosauri e tuatara. I fossili viventi nella biospeleologia di Emil Racoviţă; alcuni brevi estratti seguiranno.
Il pegno è pagato, l'equilibrio ristabilito, gli errori risanati.
Da qui non si può fare altro che ripartire.

NOTA: Ringrazio l'Associazione Paleontologica Parmense Italiana e Andrea Pirondini per l'eccellente lavoro e per il tempo dedicato alla realizzazione delle magnifiche cornici di alcuni miei scarabocchi adolescenziali, riesumati per l'evento Dinosauri in carne e ossa Junior, e traslati poi su questa pagina.

NOTA2 (e un'apologia mnemonica semiseria): eventuali errori nel computo degli anni e nella riorganizzazione di una scansione cronologica personale e coerente (laddove, nonostante il recupero dei dati, la mancanza di documentazione sia predominante) sono dovuti al processo mnemonico. Per quanto «immagazzinare o conservare l’informazione in maniera fedele» sia un passaggio fondante del processo di memorizzazione, la memoria non agisce come una registrazione audio-video ma ricostruisce nel presente il ricordo di un evento passato [cit. da Jonathan K. Foster, Memoria, Codice edizioni, Torino 2012, p. 30 (ed. or. Memory: A Very Short Introduction, Oxford University Press, Oxford-New York 2009)]. Considerando che si tratta di ricordi adolescenziali, se mancano i dati necessari provenienti dall'esternalizzazione mnemonica (e consegnati alla scrittura), i margini di errore, per quanto minimi, non si possono completamente evitare.